Daniela Daniele su Specchio del 13/1/2001 a pagina 77., 13 gennaio 2001
Secondo gli psicologi, i tic (movimenti automatici, ripetitivi e inevitabili che coinvolgono gruppi di muscoli) sono l’espressione della parte più profonda del nostro essere, che, servendosi del corpo, ci segnala che qualcosa non va
Secondo gli psicologi, i tic (movimenti automatici, ripetitivi e inevitabili che coinvolgono gruppi di muscoli) sono l’espressione della parte più profonda del nostro essere, che, servendosi del corpo, ci segnala che qualcosa non va. La grattatina alla testa, il continuo sistemarsi la cravatta, il guardare ogni pochi secondi l’orologio, lo sfilarsi e infilarsi l’anello non sono solo abitudini assunte nel tempo: non a caso, il loro insorgere o intensificarsi è in genere collegato a stati d’ansia o di stress. I "tic" furono chiamati così a partire dal 1600: erano detti "ticcosi" i cavalli che all’improvviso avevano un arresto del respiro e sbattevano i denti contro la cavezza con un colpo secco (caratteristica che abbassava il loro valore commerciale). Del resto, gli animali soffrono di tic fin dalla notte dei tempi: basti pensare al dondolio della testa degli elefanti, ma anche leoni, tigri e orsi, se tenuti in cattività, sviluppano tic motori complessi. I tic sono stati suddivisi in tre categorie: la prima riguarda i tic brevi, o tic motori semplici. In genere coinvolgono la testa, con il chiudersi veloce delle palpebre, il torcere il collo, l’arricciare il naso. I tic lunghi interessano le spalle, il collo e l’addome (l’alzarsi improvviso delle spalle, il contrarre l’addome o le gambe sferrando piccoli calci al vuoto). I tic fonici consistono in rumori gutturali come lo schiarirsi continuamente la gola o le inspirazioni ed espirazioni brevissime. Fa parte dei tic fonici anche l’intercalare continuo di parole (o parolacce) che nulla hanno a che vedere col resto del discorso. Tra i personaggi famosi che soffrivano di tic, Molière: emetteva di frequente una specie di singhiozzo, torcendo la bocca, e per questo motivo aveva rinunciato a recitare. Pietro il Grande aveva un tic che gli faceva sbarrare gli occhi (di qui lo sguardo truce attribuitogli dagli storici). Napoleone Bonaparte contraeva la gola, con un leggero movimento della bocca e dei muscoli facciali; Alessandro Magno sbatteva continuamente le palpebre, John F. Kennedy era affetto da protrusione linguale, un movimento interno della lingua che costringeva il mento ad abbassarsi. Marilyn Monroe strizzava gli occhi e socchiudeva le labbra come per schioccare un bacio (tempo di durata del tic: 100 millisecondi). Vittorio Gassman strizzava gli occhi e sbatteva le palpebre, Massimo D’Alema soffia sui pugni chiusi, Woody Allen, infine, «è l’enciclopedia dei tic».