Oreste Del Buono sulla Stampa del 13/1/2001 a pagina 23; il Corriere della Sera del 13/1/2001 a pagina 8., 13 gennaio 2001
"Tex Willer" è il primo fumetto italiano del dopoguerra in cui il protagonista fa regolarmente uso di violenza (ricorrendo spesso alla Colt per risolvere i problemi)
"Tex Willer" è il primo fumetto italiano del dopoguerra in cui il protagonista fa regolarmente uso di violenza (ricorrendo spesso alla Colt per risolvere i problemi). La cosa destava preoccupazione negli ambienti più conservatori, anche perché il ranger «aveva una vita abbastanza spregiudicata in fatto di donne. Ce n’erano nugoli intorno a lui, di tutte le risme: navigate proprietarie di saloon che lo concupivano come l’uomo giusto per rifarsi una vita; ragazzine cercaguai pronte a combinar pasticci per sete di novità; irregolari ribelli senza freni e pudori, una girandola di nomi pittoreschi e inquietanti come Tesah, Marie-Gold, Estrella, Miranda, Yogar, Lyly, Dickart, Cora Gray alias Satania, Lupe Velasco, Dona Manuela Guzman, Mah-shai e anche una moglie indiana, Li-lith, figlia di Freccia Rossa, capo dei Navajos, cresciuta nella missione della suorina di Alamosa, che non aveva pesato troppo nella vita di Tex perché, partoritogli un figlio, era morta, lasciando al marito la più completa libertà, ma anche la severa responsabilità di educare l’orfano», Kit, soprannominato "Piccolo Falco" dai pellerossa e affidato alle cure di Tiger Jack (Oreste Del Buono).