Vittorio Feltri, Panorama, n. 3 1997, 17 gennaio 2001
Qualche giorno dopo si apprende che Giancarlo Lotti, uno delle merende, muratore detto Katanga, riconosciuto pubblicamente come lo scemo del villaggio, va in galera
Qualche giorno dopo si apprende che Giancarlo Lotti, uno delle merende, muratore detto Katanga, riconosciuto pubblicamente come lo scemo del villaggio, va in galera. E che fa? Elementare, Watson-Vigna: si pente. Da qui in poi la strada per i signori inquirenti è in discesa. Lo scemo del villaggio si autoaccusa di un paio di omicidi. Ogni giorno aggiunge una puntata alla telenovela hard. Nessuno crede che quel poveraccio, insieme a quel bischero di un Pacciani, abbia commesso le stragi da superkiller; difficile immaginare due disgrazia ti, un po’ mentecatti, trasformarsi con qualche bicchiere di Chianti in geni del male. Ma l’ultimo atto è addirittura spiazzante: anche Katanga, come Pacciani, ha confessato di essere vittima dell’amore. L’oggetto del desiderato era lui, Pacciani, che con la sua passione, il vibratore e chissà cos’altro, lo teneva in ginocchio imponendogli la sua volontà amatoria e il silenzio sui passatempi dietro le siepi. Se tutto questo è vero, io mi faccio frate. E lei Vigna, per favore, non mi venga dietro.