Adriano Sofri, Panorama n. 3, 1997., 17 gennaio 2001
«Mentre, con una specie di intenerimento, riflettevo a queste notizie, arrivò il decreto del governo italiano, e mi prese alla sprovvista
«Mentre, con una specie di intenerimento, riflettevo a queste notizie, arrivò il decreto del governo italiano, e mi prese alla sprovvista. In un altro momento avrei pensato che un governo di sinistra, e qualunque governo, dovrebbe puntare ragionevolmente a premiare la riduzione delle auto in circolazione (che poi vuol dire, per lo più, posteggiate: una specie di colossale e perenne manifestazione di Belgrado in tutte le nostre città). Ho pensato ora con più indulgenza che almeno, nell’intenzione del decreto, si scambiava un’auto nuova con una vecchia: benché imperdonabile mi appaia quella parola che finora ero fortunosamente riuscito a non sentire, rottamare. Com’era bello e principesco quel vecchio titolo: sfasciacarrozze. La parola nessuno potrà più espellerla: le disgrazie verbali sono senza riparo. Si potrebbe al massimo collegarla al suo doppio ingrediente marittimo, e convertirla al senso di: buttare a mare le auto. Sembra dimostrato che le carcasse d’auto, svuotate dalle interiora tossiche, siano tane eccellenti per i pesci. Ma senza ridurre le nostre auto, nonostante il Natale del Caucaso con il corteo di Belgrado, come potremmo obiettare all’intenzione di tutti i cinesi di avere la stessa quantità di automobili che abbiamo noi?» (Adriano Sofri).