Enrico Mannucci Sette 18/1/2001 alle pagine 75-79, 18 gennaio 2001
«Quello che ti colpiva di più di Giulio Einaudi erano gli occhi. Grigiazzurri. Freddi. Pungenti. Parlo degli occhi di quarant’anni fa, non di quelli che la stanchezza della vecchiaia rese poi (incoerentemente) spenti e dolci
«Quello che ti colpiva di più di Giulio Einaudi erano gli occhi. Grigiazzurri. Freddi. Pungenti. Parlo degli occhi di quarant’anni fa, non di quelli che la stanchezza della vecchiaia rese poi (incoerentemente) spenti e dolci. Quegli occhi dicevano diffidenza ed egotismo. I due moti in Einaudi erano connessi: aveva una molto relativa fiducia negli altri perché aveva un’illimitata fiducia in se stesso. Quando nel ’73 curai un’edizione della "Vita" di Benvenuto Cellini, mi parve di leggere la sua autobiografia. Ora, nelle pagine di un amico, è diventato Napoleone...» (Guido Davico Bonino)