Enrico Mannucci Sette 18/1/2001 alle pagine 75-79, 18 gennaio 2001
Nel 1963, Guido Davico Bonino incontrò Alice Toklas. «La Toklas, piccolina impeccabile, al collo un nastrino di velluto nero, capitò in redazione un pomeriggio, quando non c’era nessuno
Nel 1963, Guido Davico Bonino incontrò Alice Toklas. «La Toklas, piccolina impeccabile, al collo un nastrino di velluto nero, capitò in redazione un pomeriggio, quando non c’era nessuno. Era venuta in taxi da Parigi per fare i fanghi ad Aqui Terme e a Torino le era venuta la curiosità di conoscere l’editore del "suo" libro. Giulio Einaudi stava a casa e mai si sarebbe sognato di venire. Cercai di intrattenerla io. Mi ricordai che aveva scritto un libro di ricette. Lei si animò subito e mi raccontò la storia del branzino alla Picasso. La nonna della Toklas diceva che gli animali non vanno cotti nell’elemento in cui hanno vissuto. Quindi, mai i pesci nell’acqua, li faceva alla griglia. Intanto tirava il brodetto e lì, alla fine, scaldava la pietanza. Una sera Picasso era a cena da loro. Lei preparò il pesce perché lui non doveva mangiare carne rossa. Lo guarnì con maionese arrossata col pomodoro e con un trito di bianco e rosso di uova sode. Picasso rimase colpito dal trionfo di colori, guardava il piatto estasiato, poi ci pensò un po’ e disse che, certo, con quelle tinte sarebbe stato più adatto a Matisse».