Giampaolo Pansa, L’Espresso n. 4, 1997, 18 gennaio 2001
Poi andai una prima volta a Tortona, nel 1965, a cercare dei testimoni per la mia tesi di laurea sulla Resistenza
Poi andai una prima volta a Tortona, nel 1965, a cercare dei testimoni per la mia tesi di laurea sulla Resistenza. E incontrai la città rossa, impregnata di ideali socialisti, ma dove comandavano il partitone del Pci e i ”piselli” socialdemocratici di Giuseppe Romita e di suo figlio Pierluigi. Trovai una città silenziosa, tutta al lavoro, coperta di neve, e scovai il testimone che non avrei più dimenticato: Mario Silla, detto Curone. Era un comunista classe 1891, dunque di 64 anni, già giovanissimo sindaco di Tortona nel ’20-21 e poi di nuovo alla guida del Comune tra il ’45 e il ’51. Curone era un contadino autodidatta, un pacifista che la guerra contro i tedeschi e i fascisti aveva obbligato a diventare un commissario politico su quell’Appennino. Un uomo raro, reso forte da una grande fede e da un grandissimo buonsenso. Amava definirsi, e non si trattava di vanteria, «un comunista sindaco» e non un sindaco comunista, per dire che si sentiva al servizio di tutti, anche dei tortonesi che non la pensavano come lui.