Giampaolo Pansa, L’Espresso n. 4, 1997, 18 gennaio 2001
Andammo in bicicletta nella sua piccola casa tra i campi. Io slittavo sulla pauta nevosa degli stradini e lui mi precedeva sicuro, senza sbandare
Andammo in bicicletta nella sua piccola casa tra i campi. Io slittavo sulla pauta nevosa degli stradini e lui mi precedeva sicuro, senza sbandare. Ero uno studente sconosciuto, ma Curone parlò con me per ore. Scese il buio e gli proposi: «Accendiamo la luce?» . Lui portò nella stanza una lampada ad acetilene e disse, sornione: «Questa sarà l’ultima frazione di Tortona dove arriverà la corrente elettrica. Ho deciso così quando ero sindaco, perché non si sospettasse un favoritismo». A cena, mentre mangiavamo i cardi con la bagnacauda, gli chiesi di Tortona e del suo avvenire. Curone mi disse: «Siamo all’incrocio di quattro regioni e spero che non prendiamo il peggio di tutte: la taccagneria dei liguri, l’aridità dei piemontesi, la disinvoltura dei lombardi». Osservai: «Ha dimenticato l’Emilia». Lui borbottò, sardonico: «Ah, dell’Emilia lasciamo che parlino i compagni emiliani: loro sono una vera potenza, uno stato nello Stato».