Giampaolo Pansa, L’Espresso n. 4, 1997, 18 gennaio 2001
In quel tempo avrei potuto essere anch’io un lanciatore di sassi. Ma possedevo tante cose di cui occuparmi: i libri, l’università, la tesi di laurea, le ragazze
In quel tempo avrei potuto essere anch’io un lanciatore di sassi. Ma possedevo tante cose di cui occuparmi: i libri, l’università, la tesi di laurea, le ragazze. I videogiochi non esistevano e nessuno di noi avrebbe mai gridato «Bingo!». Le nostre rockstar si chiamavano Piero Calamandrei, Ferruccio Parri, Alessandro Galante Garrone, Norberto Bobbio. Avevamo le teste vuote, però incontravamo sempre qualcuno che si provava a riempircele di merce buona. Certo, andavamo nelle balere per allungare le mani sulle donne. Ma poi c’erano le biblioteche, i cineclub, i circoli culturali, le sezioni di partito dove ci si sfiancava in dibattiti spesso rabbiosi, che tuttavia non si concludevano con raffiche di pietre.