Giampaolo Pansa, L’Espresso n. 4, 1997, 18 gennaio 2001
Eravamo vergognosamente fortunati, anche se l’epoca non era tutta rose e fiori. Tortona stava superando a denti stretti la sua prima prova di integrazione quasi etnica
Eravamo vergognosamente fortunati, anche se l’epoca non era tutta rose e fiori. Tortona stava superando a denti stretti la sua prima prova di integrazione quasi etnica. Nella caserma Passalacqua, in corso Alessandria 62, c’era il famoso Campo Profughi. Era stato collocato lì nel 1946, per una scelta personale e contrastata del sindaco Silla. Aveva deciso lui di accogliere in quel casermone non i soldati, ma gli italiani costretti a lasciare la Grecia, e poi la Dalmazia e l’Istria diventate jugoslave, quindi altri profughi dalla Libia, dall’Albania, dalla Tunisia. La storia e le immagini di questa scelta oggi stanno in un libro splendido: Corso Alessandria 62, scritto da più autori e stampato nel 1996 dalla Microart’s Edizioni, di Recco (Genova) . Silla-Curone aveva voluto così per dimostrare che la sinistra era in grado, come si sarebbe detto anni dopo, di farsi carico di un problema nazionale qual era allora la sorte di migliaia di profughi, anche a scapito delle fortune elettorali del partitone rosso.