19 gennaio 2001
Al di là delle affermazioni che ciascuno farà o delle tesi che ciascuno sosterrà nelle prossime settimane, infatti, la battaglia della Bicamerale si svolgerà sostanzialmente tra i proporzionalisti-statalisti e i maggioritari-liberali
Al di là delle affermazioni che ciascuno farà o delle tesi che ciascuno sosterrà nelle prossime settimane, infatti, la battaglia della Bicamerale si svolgerà sostanzialmente tra i proporzionalisti-statalisti e i maggioritari-liberali. I primi vorrebbero una forma di Stato capace di garantire una assoluta rappresentativa alle minoranze, con il permanere in vita di apparati, burocrazie, protezioni e quant’altro centralizza il controllo politico ma lo spezzetta tra varie formazioni ognuna delle quali può impedire a tutte le altre di diventare troppo potente. L’esecutivo - cioè il Governo - in questa forma di Stato è debole e deve procedere per mediazioni continue tra le forze in campo. I secondi vorrebbero invece uno Stato dove il tormento della rappresentatività di ogni porzione venisse risolto in quella della responsabilità piena di chi vince a governare. Dunque uno Stato con forte esecutivo e maggioranze stabili, dove i ribaltoni non fossero possibili. Come è evidente, le formazioni più piccole (da Rifondazione ai Popolari al Ccd al Cdu) sono schierate con i primi, i partiti grandi (Forza Italia, Pds) con i secondi. Alleanza Nazionale non sa dire di se stessa se è grande o piccola e oscilla tra questo e quello e spera, soprattutto, che la Bicamerale esca con un nulla di fatto sostanziale e che si possa quindi guadagnar tempo con il varo di un’Assemblea costituente e la chiamata degli italiani alle urne.