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 2001  gennaio 18 Giovedì calendario

«Quando penso a Geno Pampaloni devo associare il suo nome a quello di Franco Fortini visto che, tutti e tre, lavoravamo sotto la stessa bandiera, quella di Adriano Olivetti a Ivrea

«Quando penso a Geno Pampaloni devo associare il suo nome a quello di Franco Fortini visto che, tutti e tre, lavoravamo sotto la stessa bandiera, quella di Adriano Olivetti a Ivrea... Alla fine degli anni Quaranta Geno Pampaloni fu sistemato da Adriano Olivetti a dirigere la biblioteca aziendale... Adriano aveva saputo radunare a Ivrea un discreto numero di giovani talenti, da Paolo Volponi a Renzo Zorzi... Quasi tutti erano fatalmente attratti nel piccolo studio dove il Pampaloni Geno, illuminandosi per la gioia di ricevere così tante carezze si lasciava andare in affascinanti conversazioni. Si degnava di riceverci, in quegli anni non c’era l’abitudine di interrompere il lavoro per prendere un caffè, ma lo si abbandonava per una decina di minuti per andare da Pampaloni e chiedergli ragione e confessione di mille incertezze. Perché non dava un’occhiata ai nostri racconti di giovani scrittori? Avevamo sufficienti briciole di ingegno per chiamarci poeti o eravamo inevitabilmente privi del più elementare talento?... A tutte queste domande, per noi drammatiche o rimaste senza conclusione, sapeva dare una risposta sempre meditata il sublime... Nessuno sapeva essere più accondiscendente, più regista di lui. E nessuna domanda anche impertinente o feroce riusciva a ferirlo o a farlo arrossire, anzi: risplendeva come una piccola equilibrata, sapiente divinità locale... Il pittore Egidio Bonfanti definì Pampaloni "l’Eminenza ligia" di Adriano Olivetti. Il quale pochi mesi più tardi lo aveva ormai strappato alla biblioteca, lo aveva fatto salire ai piani alti della presidenza e ne aveva fatto il proprio segretario particolare» (Giorgio Soavi).