Massimo Gramellini, Micromega, n.1, 1997, 19 gennaio 2001
«Io credo che a questo mondo esista solo una grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa; passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano arriva da un prete di periferia che va avanti nonostante il Vaticano»
«Io credo che a questo mondo esista solo una grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa; passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano arriva da un prete di periferia che va avanti nonostante il Vaticano». A parte lo scortese riferimento al Vaticano, che invece Veltroni omaggia con immutata cordialità, il progetto politico del Principino - il Partito democratico - coincide con quello espresso da Jovanotti nel rap ”Penso positivo”, il vero inno dell’Ulivo. La ”grande Chiesa” del giovanotto Walter non si fonda su un’ideologia, ma su un’emozione che cerca di coniugare i miti della sinistra vecchia e nuova, la Resistenza e Internet, Marx e Baricco, Mozart e i Blues Brothers, Gesù e Francesca Archibugi. «Il mondo di Veltroni oscilla fra le figurine Panini e la corazzata Potemkin», ha detto di lui un avversario che non lo ama ed è stato indotto fra mille complimenti a farsi da parte: Michele Santoro. Requisito fondamentale e molto berlusconiano del veltronismo è la vendibilità. Digerisce solo modelli superficiali o comunque rivisitabili superficialmente. Modelli rassicuranti, cioè già testati con successo dalla classe degli everymen di sinistra ai quali si rivolgono. In ogni intervista Veltroni cita sempre il libro, il disco o il film di moda a sinistra in quel momento. Non si azzarda mai in scelte provocatorie o spiazzanti e, le rare volte in cui non seguono la hit parade, le sue preferenze vanno comunque alla persona o all’idea che può scatenare nel pubblico una reazione emotiva e non cerebrale.