Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  gennaio 19 Venerdì calendario

Dopo la vittoria elettorale il Principino non ha dovuto occupare la tv pubblica. La Rai era già dentro di lui: mai amplesso fu più armonioso

Dopo la vittoria elettorale il Principino non ha dovuto occupare la tv pubblica. La Rai era già dentro di lui: mai amplesso fu più armonioso. Hanno scritto che Veltroni ha sottovalutato la resistenza dei cattolici di sinistra, il ventre molle dell’azienda. Dimenticano però che il primo cattocomunista è proprio lui, l’epuratore omeopatico, che al governo della Rai ha insediato molte madri-terese (la Cavani, Scudiero, Iseppi) e nessun che-guevara, non potendosi certo considerare tale Enzo Siciliano, il presidente che lavora in pantofole come un mandarino cinese ma è meno ingenuo di quanto facciano credere gli sberleffi della destra. Siciliano non vale il suo omologo-berlusconiano Confalonieri e neppure Bernabei. Però è un esecutore fidato del veltronismo: il suo capo è ancora troppo insicuro per appoggiarsi al merito invece che alla fedeltà. Per questo, senza l’arroganza craxiana di un D’Alema, Veltroni ha sistemato uomini suoi un po’ dovunque, a cominciare dal giovane Andrea Salerno, prototipo dell’everyman di sinistra in scalata soffice verso il potere. Basta confrontarlo col suo gemello dalemiano, Gianni Cuperlo, per scorgere l’abisso che anche nell’ultima generazione divide i due partiti della sinistra, quello similsocialista - preparato, aggressivo, perdente - e quello simildemocristiano: superficiale, suadente, vittorioso.