Massimo Gramellini, Micromega, n.1, 1997, 19 gennaio 2001
A fianco del partito reale, la Rai tv, il Principino si è costruito quello virtuale: una macedonia dei suoi miti infantili impastati con le ultime classifiche di vendita
A fianco del partito reale, la Rai tv, il Principino si è costruito quello virtuale: una macedonia dei suoi miti infantili impastati con le ultime classifiche di vendita. A Palazzo Chigi, in questi mesi, sono sfilati cantanti rock, calciatori, ballerini, fumettari, aiuto registi, attori, divetti televisivi: il parlamento veltroniano che il leader consulta prima delle decisioni importanti su musica, cinema e tempo libero, gli unici argomenti che appassionino davvero l’everyman di sinistra che è in lui. Nel suo vorticoso girotondo fra un vertice con la Gialappa’s band («Milano ha bisogno di voi») e la storica pace di Trastevere fra Venditti e De Gregori (e lui in mezzo con la chitarra, come Clinton fra Rabin e Arafat), può capitargli talvolta di scivolare in una delusione. Succede quando si accosta ai sogni più stantii della sua giovinezza: quello americano, ad esempio.