Massimo Gramellini, Micromega, n.1, 1997, 19 gennaio 2001
Il partito virtuale del Principino si potrebbe definire un «berlusconismo senza Berlusconi», perché anch’esso usa lo spettacolo per raccogliere consenso
Il partito virtuale del Principino si potrebbe definire un «berlusconismo senza Berlusconi», perché anch’esso usa lo spettacolo per raccogliere consenso. Ma i veltroniani sono ormai molto più adatti dei berluscones a esprimere la società complessa del dopoTangentopoli. Quando il potere è così frantumato, c’è qualcosa di meglio che avere un padrino: non avere nessun veto. Non si procede per raccomandazione, ma per assenza di ostacoli. Il craxismo e il berlusconismo producevano personaggi aziendali, disposti a una partigianeria feroce al limite del servilismo e perciò in grado di suscitare odi e fuochi di sbarramento memorabili. Il veltronismo è invece abitato dai nuovi vincenti: i «senza nemici». Il prototipo televisivo è il conduttore di ”Quelli che il calcio” Fabio Fazio, di cui non si ricorda una sola battuta polemica contro qualcuno. Dopo la vittoria dell’Ulivo le cronache riportarono una sua dichiarazione da manuale: «Mi piacerebbe lavorare nella Rai2 di Freccero, ma sto benissimo con Minoli a Rai3 e ho ottimi rapporti con i nuovi dirigenti di Rail». Fazio sta meritatamente simpatico a tutti. Come l’intelligente ed educato direttore del Tgl Marcello Sorgi, sul quale al momento della nomina Enzo Siciliano ebbe a dire: «Sono talmente tanti quelli che mi hanno parlato bene di lui, che invece di una direzione dovrei dargli i Rapporti istituzionali».