22 gennaio 2001
Il mezzo secolo di sistema proporzionale, infatti, aveva dato a ognuno un certo potere, una certa forza
Il mezzo secolo di sistema proporzionale, infatti, aveva dato a ognuno un certo potere, una certa forza. Non solo ai partiti, ma a interi pezzi di società civile, a lobby di ogni genere, a consorterie culturali, persino a singoli individui. Il fine meraviglioso di quei tempi sembrava essere: accontentare, per quanto possibile, tutti. All’opposto il maggioritario, mandando certuni francamente al potere e certi altri inequivocabilmente all’opposizione, deve per definizione far prevalere una certa logica sull’altra e trova la sua salvezza dalla guerra civile solo nel fatto che, appunto, i due partiti in gara si assomigliano molto, concordano sui princìpi di fondo e dunque l’uno in definitiva non disferà troppo quello che ha fatto l’altro. E però questo significa anche che tutti coloro i quali grazie al sistema proporzionale hanno acquisito un certo potere, una certa forza, perderanno il potere e la forza quando si passerà al maggioritario e il vincitore delle elezioni potrà prendere decisioni a prescindere dal loro gusto. Dunque costoro - i nostalgici del proporzionale - resisteranno per non perdere il potere che hanno e resisteranno ben al di là dell’interesse comune e anzi proclamando di continuo l’interesse della loro parte, in nome della quale grideranno ad ogni istante di essere conculcati e vilipesi. Quando, dopo il referendum vittorioso di Segni, bisognò cambiare in senso maggioritario la legge elettorale, i proporzionalisti riuscirono a vanificarla inserendo una quota del 25 per cento di eletti che sarebbe entrata in Parlamento - invece - alla vecchia maniera, cioè con il sistema proporzionale.