nn, 22 gennaio 2001
Ora, i movimenti degli ultimi mesi di D’Alema verso Berlusconi e di Berlusconi verso D’Alema vogliono significare proprio questo
Ora, i movimenti degli ultimi mesi di D’Alema verso Berlusconi e di Berlusconi verso D’Alema vogliono significare proprio questo. Innanzi tutto: riconoscimento della reciproca legittimità. In secondo luogo: volontà di formare i nuclei dei due partiti che, a sistema maggioritario approvato, si affronteranno in campagna elettorale. Deve essere chiaro che l’interesse di due partiti grandi per il sistema maggioritario è a questo punto persino ovvio: solo un maggioritario puro taglierebbe le unghie alle formazioni minori, non solo Rifondazione ma anche - per esempio - la Lega. Al contrario è ovvio che i partiti più piccoli tentino il più possibile di far vivere il sistema proporzionale, che è l’unico a garantirgli la sopravvivenza e la forza. La Commissione Bicamerale non deve affrontare il sistema elettorale (quella elettorale non è una legge costituzionale), ma deve consentire a Berlusconi e D’Alema di continuare a parlarsi e, possibilmente, a parlarsi il più possibile. Non ci vorranno riforme dello Stato sensazionali per cementare l’accordo. Anzi: è più probabile che l’intesa si solidifichi attraverso piccoli aggiustamenti significativi e capaci di spianare la strada al grande contratto finale, quello che dovrà per forza riguardare la legge elettorale. Che Prodi resti a governare in presenza di questa intesa è irrilevante. Bertinotti e Fini metteranno i bastoni tra le ruote perché la Bicamerale faccia il meno possibile, ma neanche questo è importante: alla Bicamerale, per raggiungere il suo scopo, basterà fare pochissimo. D’Alema intanto si prepara a vincere il congresso del Pds in modo trionfale. E nessuno può più mettere in dubbio la leadership di Berlusconi sull’altra ala dello schieramento politico (che si chiami Polo oppure no).