Roberto Cotroneo, L’Espresso n.6, 1997, 22 gennaio 2001
Mentre procedevo nella lettura, continuavo a dirmi: non è di Susanna questa scrittura sciatta e poco elegante, non è suo questo modo di raccontare così povero, cosi privo di appeal
Mentre procedevo nella lettura, continuavo a dirmi: non è di Susanna questa scrittura sciatta e poco elegante, non è suo questo modo di raccontare così povero, cosi privo di appeal. Un’opera letteraria, lo sai, non è un’esercitazione per le scuole di scrittura. Inizi il libro con un pretenzioso «In principio era il vuoto», e pazienza. Ma continui peggio: «Dal vuoto è nato un intollerabile bagliore, si è sparso nello spazio, non c’era buio lassù, ma luce. Dalla luce è scaturito l’universo, schegge impazzite di energia...». Da dove arriva questa ambizione cosmologica? A me pare una scrittura banale, Susanna, una scrittura che tu non hai mai avuto, e che in certi brani può perfino ricordare quella dei romanzetti rosa esposti nelle edicole delle stazioni. Ma forse è vano farti domande. Temo che non risponderai. Perché tu, Susanna, forse anche mal consigliata, non rispondi più a nessuno; certamente non a te stessa. Ti auguro di riuscire a vendere anche stavolta centinaia di migliaia di copie, milioni di copie; ma non sfuggo alla sensazione di trovarmi davanti a un inutile catechismo.