Roberto Cotroneo, L’Espresso n.6, 1997, 22 gennaio 2001
I tuoi personaggi quasi non esistono. Walter, il protagonista, non ha una vera madre. E ha un padre ubriacone del quale, sostanzialmente, sappiamo soltanto che prende a calci armadi e porte
I tuoi personaggi quasi non esistono. Walter, il protagonista, non ha una vera madre. E ha un padre ubriacone del quale, sostanzialmente, sappiamo soltanto che prende a calci armadi e porte. Anche Walter, colto da «furore», parola che usi di continuo, prende a calci porte e rompe sedie. E perfino Andrea, l’amico di Walter che finisce per fare il mercenario, prende a calci tutto. Tutti nel tuo libro prendono a calci tutto. Non riesci a descriverli davvero, a farli vivere nelle tue pagine: li fai soltanto sbottare d’ira, li dipingi violenti perché non hai voglia di raccontare la violenza vera. E dire che un tempo (mi riferisco al libro di racconti Per voce sola) lo sapevi fare come pochi. In questo libro appiccichi etichette qua e là, ma non riesci a far sentire il peso della storia, quella con la S maiuscola. Sì, c’è qualche guerra combattuta, qualche ombra di partigiano: di sfuggita si citano il maresciallo Tito e gli Ustascia. Ma è una storia da sussidiario, che non serve.