La Stampa, 06/06/1994, 6 giugno 1994
È cominciato a Madrid, il 28 gennaio scorso, il processo a Felix Martinez e Javier Rosado che, per dilettarsi con un ”delitto perfetto”, il 30 aprile del ’94, quando avevano rispettivamente 17 e 20 anni, uccisero a coltellate Carlos Moreno un padre di tre figli, calvo, grasso, fermo alla fermata del bus, soltanto perché il suo aspetto fisico rispondeva alle regole del gioco
È cominciato a Madrid, il 28 gennaio scorso, il processo a Felix Martinez e Javier Rosado che, per dilettarsi con un ”delitto perfetto”, il 30 aprile del ’94, quando avevano rispettivamente 17 e 20 anni, uccisero a coltellate Carlos Moreno un padre di tre figli, calvo, grasso, fermo alla fermata del bus, soltanto perché il suo aspetto fisico rispondeva alle regole del gioco. L’idea di un agghiacciante gioco dei ruoli era venuta a Rosado che convinse l’amico Martinez a cercare una vittima che rispondesse a una certa descrizione fisica e quindi ad accanirsi su di lui vibrando coltellate e strappandogli le viscere. Gli assassini si erano dati quattro ore di tempo per cercare una vittima donna. In seconda battuta avrebbero ripiegato su un uomo. Dopo l’assassinio Rosado annotò tutti i particolari in un diaro, che pubblichiamo qui sotto. Il pubblico ministero oggi invoca la condanna di entrambi gli imputati per omicidio, furto e associazione a delinquere, chiede una pena di 47 anni per Javier Rosado, l’ideatore del piano, e di 34 anni per Felix Martinez. La difesa sostiene che i due giovani si erano lasciati coinvolgere così a fondo dal loro gioco perverso da non avere più una chiara coscienza del male che stavano compiendo, per cui sarebbero da considerare parzialmente incapaci di intendere e di volere.