Tullio Gregory, Il Sole-24 Ore 7/3/99, 22 gennaio 2001
Fino al Settecento, la Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini assicurava ospitalità a centinaia di migliaia di pellegrini quando Roma contava meno di centomila abitanti
Fino al Settecento, la Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini assicurava ospitalità a centinaia di migliaia di pellegrini quando Roma contava meno di centomila abitanti. Cene apprestate in occasione della visita della Confraternita delle Stigmate di Torino: «Prima cena: minestra di finocchietti di campagna; zuppa di telline e coda di gambari, pesce in bianco di merluzzi grossi, frittura di sarde et alici; rosto di triglie grosse; broccoli fiori con salza; bottarga con crostini d’alici e tarantello; ostriche con code di martino, insalata di radiche di cicoria, frutti di finocchi e mele rose; frutti secchi di zebibo, amandole monde et olive. Seconda cena: minestra di maccaroni di Sicilia con latte d’amandole, pesce in bianco di squadrolino; frittura grossa capata; fravolini grossi in ragù; frittelle di riso; broccoli verdi, tarantello con crostini di caviale; insalata di lattuca francese; frutti di finocchi e mele rose; frutti secchi di pignoli, fichi, amandole e zebibo. Per la refezione: insalata di lupari; salamone; frutti freschi di finocchi e mele rose; frutti secchi di pignoli, zebibo e fichi; amandole torrate. La sera per la cena: minestra di ceci infranti con salza di bieda; zuppa di telline con code di martino; pesce in bianco di merluzzi grossi rosto di cefali in agro e dolce; barachiglie; broccoli fiori; tarantello in carbonata, insalata di sparaci, frutti di finocchi e mele rose; frutti secchi di amandole e fichiª