Fiorella Iannucci sul Messaggero del 19/1/2001 a pagina 21., 19 gennaio 2001
Il 18 gennaio scorso (in realtà il 17, ndmp) è morto in una corsia d’ospedale a Minneapolis Gregory Corso, il poeta della Beat generation americana degli anni Cinquanta
Il 18 gennaio scorso (in realtà il 17, ndmp) è morto in una corsia d’ospedale a Minneapolis Gregory Corso, il poeta della Beat generation americana degli anni Cinquanta. Era nato a New York il 26 marzo 1930 da una povera famiglia di immigrati italiani del Greenwich Village. La madre lo abbandona quand’è ancora piccolissimo: lui gira per orfanotrofi, riformatori, ospedali psichiatrici e finisce anche in prigione, tre anni di condanna per furto. In galera comincia a scrivere poesie: a incoraggiarlo ci sono Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Lawrence Ferlinghetti, proprietario della libreria City Lights di San Francisco, pubblica i suoi primi volumi. L’esordio letterario è un insuccesso, ma alla prima raccolta ("The Vestal Lady on Bratte", 1955) fanno seguito i versi di "Gasoline" e la celebre "Bomb" (1958), la poesia che diverrà il manifesto della Beat generation, con i versi disposti graficamente sulla pagina in modo da formare il fungo dell’atomica. Corso cambia vari mestieri: fa il reporter, il marinaio, insegna in diverse università americane, dalla State University of New York di Buffalo al Naropa Institute di Boulder, in Colorado, la scuola di poesia aperta dai beat in onore di Jack Kerouac. Per alcuni anni è in Europa, colleziona matrimoni falliti, si avvicina alle filosofie orientali. In una poesia parla della morte: «Ho strillato alla Morte sono stufo di te! / Stupido argomento, vecchia cianfrusaglia / Ti tolgo il saluto. Verso nuove mete mi avvio».