Cesare Zavattini "Straparole". Sta in Cesare Zavattini "Romanzi, Diari, Poesie" a cura di Renato Barilli. Bompiani, 1974, pagg 511-512, 23 gennaio 2001
"Vogliono fare del cinema, un piccolo marinaio di vent’anni pugliese, un giovanotto calabrese pressappoco della stessa età, una ragazza dalla guancia gonfia e un’altra con gli occhi malinconici non più alta di un metro e trenta, conterranea del marinaio
"Vogliono fare del cinema, un piccolo marinaio di vent’anni pugliese, un giovanotto calabrese pressappoco della stessa età, una ragazza dalla guancia gonfia e un’altra con gli occhi malinconici non più alta di un metro e trenta, conterranea del marinaio. Sono venuti perché sul giornale c’è scritto che faccio un film. Seduti sul basso divano, in fila, col busto dritto, mi fissano in attesa di una risposta. Il calabrese ha parlato per tutti, dice quasi in dialetto che possono resistere sino all’agosto, non mangiano abbastanza, dopo l’agosto dovranno tornare ai propri paesi, contano che io li sistemi prima, si accontentano di poco denaro purché la parte sia discreta. Costui ha la fronte e il naso e la bocca rovinati da un’antica scottatura, la pelle è lucida come la seta. Pagano mille lire al mese in una scuola di recitazione che assicura la gloria ai suoi iscritti, hanno la licenza elementare, il marinaio due anni di scuole tecniche, le ragazze ospiti di parenti, capisco che quella dagli occhi melanconici è la concubina del marinaio. ’Io sono adatto per fare il comico’ dice il calabrese, le ragazze confermano che il calabrese fa ridere, e ridono mentre lui sbatte le palpebre arrossate. Domando: ’Siete certi di avere le qualità necessarie?’. Ho visto durante mezz’ora la loro goffaggine, la loro ignoranza, la loro innocenza, passo dopo passo da un punto lontano della città sono venuti da me. Li aizzo a dichiararsi sicuri ancora di più, avanti ancora di più, per assistere come un voyeur a tanta sicurezza senza ragione. La mia è diversa dalla loro? Dovrei farli recitare davanti a me con il loro accento insopportabile e applaudirli precipitando nel pozzo della comune illusione". (Cesare Zavattini)