Federico Bini, Panorama, n. 9, 1997, 24 gennaio 2001
Un cinese è un cinese, due cinesi sono due cinesi, ma un miliardo e duecento milioni di cinesi sono una forza statistica
Un cinese è un cinese, due cinesi sono due cinesi, ma un miliardo e duecento milioni di cinesi sono una forza statistica. Prendere le misure alla Cina è un esercizio complesso, perché le sue grandezze sfuggono alle nostre abitudini matematiche e ci fanno cadere facilmente nella cosiddetta ”illusione dell’1 per cento”. Nell’illusione, cioè che quella che noi consideriamo d’istinto un’entità minima, quasi irrilevante come l’1% si trasforma nell’universo cinese in qualcosa che proprio irrilevante non è. Un esempio: se dovessimo dare una nuova casa all’1% degli italiani costruiremmo una città poco più grande di Bologna. Ma se ci trovassimo a fare altrettanto con l’1% dei cinesi, ci troveremmo alla fine una megalopoli poco più piccola di New York. Il gioco dell’1%, che per noi italiani vale 570 mila unità, ma per i cinesi ben 12 milioni, può continuare all’infinito e questo spiega l’interesse, la cautela, la preoccupazione con cui si seguono anche piccolissimi spostamenti nelle abitudini di vita in quel paese. Tempo fa gli ambientalisti lanciarono un curioso allarme: se tutti i cinesi comprano il frigorifero, la nostra salute è in pericolo, perché i gas refrigeranti di centinaia di milioni di frigoriferi allargherebbero il ”buco dell’ozono”. Se tutti i cinesi passassero all’uso della carta igienica, l’Amazzonia verrebbe disboscata. I matematici del caos per spiegare la loro teoria sostengono che il battito d’ali di una farfalla a Pechino può provocare una tempesta a New York. Teoria appunto, ma la realtà non è poi così distante. Tutto si ingigantisce in Cina. Come in quell’illusione delle dita della nostra mano, che, opportunamente mosse e illuminate, si trasformano in grandi elefanti, in aquile, in draghi. Ombre cinesi appunto. (segue una serie di dati statistici relativi agli anni 1995-1996)