Antonio Gnoli sulla Repubblica 24/1/2001 a pagina 49; Pietro M. Trivelli sul Corriere della Sera 24/1/20001 a pagina 19., 24 gennaio 2001
Carlo Bo, in occasione dei suoi novant’anni: «Non mi è rimasta neppure quella forma di vanità che ti fa godere delle cose più effimere
Carlo Bo, in occasione dei suoi novant’anni: «Non mi è rimasta neppure quella forma di vanità che ti fa godere delle cose più effimere. Mi sento un morto tra i vivi». «Non ho paura della morte ma del morire. E’ questo spegnersi lentamente che è terribile. Perché alla fine si muore sempre soli». «Pur pensando da molti anni all’idea della morte, non mi viene in mente niente di profondo». Il Novecento: «Ho l’impressione che ci siamo riempiti la testa di "novecento", come fosse una lozione per capelli. Si è parlato di questo secolo sempre più all’ingrosso e ho la sensazione che tutte le analisi che ne sono scaturite nascondano semplicemente la difficoltà che abbiamo di parlare dell’individuo, di noi stessi». Un bilancio: «Un bilancio serio, onesto e pulito su che cosa è stata la mia vita? Ebbene, quel bilancio è deludente, assai deludente. In fondo non ho combinato molto». Il giudizio degli altri: «L’apparente o sincera generosità con cui gli altri mi vedono è niente rispetto alla consapevolezza che il più mediocre degli scrittori esistenti vale cento volte me. Sono stato incapace di fare la sola cosa per cui valeva la pena impegnarsi: scrivere per raccontare la vita».