Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  gennaio 21 Domenica calendario

Il termine «prione», «proteinaceus infectious particle», fu coniato nel 1981 dal neurologo e biochimico Stanley Prusiner, per definire l’ipotetica causa della «scrapie», una malattia delle pecore

Il termine «prione», «proteinaceus infectious particle», fu coniato nel 1981 dal neurologo e biochimico Stanley Prusiner, per definire l’ipotetica causa della «scrapie», una malattia delle pecore. La scrapie è una malattia neurodegenerativa mortale insieme al Kuru, la malattia di Creuzfeld-Jacob, l’insonnia fatale e la Bse. La scrapie fu scoperta in Inghilterra nell’Ottocento, la Creuzfeld-Jacob nei primi anni Trenta. Nel 1939 alcuni ricercatori riuscirono a trasmettere la scrapie in condizioni sperimentali. Nel 1968 riuscirono a indurre la Cjd negli scimpanzé con l’inoculazione intracerebrale. Nel frattempo si era avuta la dimostrazione che altre degenerazioni spongiformi del cervello erano malattie trasmissibili. Ad esempio, gli indigeni Fore della Nuova Guinea si ammalavano di Kuru, perché mangiavano il cervello dei defunti. Gli ipotetici agenti infettivi furono allora chiamanti «slow virus», virus lenti, per la lunga incubazione che precedeva l’esplodere della malattia. Nel 1982, Stanley Prusiner caratterizzò la proteina prionica biochimicamente: il prione è una particella infettiva priva di acidi nucleici; la sua infettività può essere limitata solo da procedure che idrolizzano o modificano la proteina. Nel 1986, fu clonato il gene che codifica per i prioni e fu scoperto che si trova nel cervello di animali adulti non infettati, ma anche in altri tessuti, tra cui la milza.