Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  gennaio 24 Mercoledì calendario

«Tanto la scuola non serve a niente. E’ una frase captata in tv dalle labbra di un gruppo di ragazzini, ma ci ronza da mesi nelle orecchie, se solo prestassimo più attenzione alle parole che i giovani indirizzano talvolta agli adulti

«Tanto la scuola non serve a niente. E’ una frase captata in tv dalle labbra di un gruppo di ragazzini, ma ci ronza da mesi nelle orecchie, se solo prestassimo più attenzione alle parole che i giovani indirizzano talvolta agli adulti. Come quel veneto di nemmeno 20 anni che girava in Porsche e dichiarava con orgoglio: "Se avessi fatto il liceo, non sarei mai arrivato dove sono". E d’improvviso appaiono fuori tempo massimo i dibattiti sul 7 in condotta, sui soldi pubblici agli istituti privati e sui 24 organi collegiali con cui l’Ulivo vuole imbracare la finta dittatura dei presidi. Ogni generazione ha vissuto la scuola, e i programmi scolastici tanto odiati da Amato, come una perdita di tempo. Ma nessuno era mai arrivato a considerarla un ostacolo alla propria realizzazione umana. Chi pensa che tutto dipenda dal mancato aggancio col mondo del lavoro continua a confondere la causa con l’effetto. Se il bisogno di scuola muore è perchè i messaggi (non diciamo ideali) che genitori e mass media inculcano ai ragazzi li spingono a voler monetizzare ogni esperienza. Ormai l’unico sapere che conta è quello che serve ad acquistare più beni di consumo. Non a educare l’individuo e a renderlo più civile e sensibile ai rischi di autodistruzione in cui mucche e petroliere pazze lo stanno precipitando. Fine dell’omelia, ma ogni tanto ci vuole, no? Massimo Gramellini