25 gennaio 2001
Il ragazzo Alberto Bruno, di anni 16, aveva detto molte volte che si sarebbe tolto la vita e non era mai stato creduto
Il ragazzo Alberto Bruno, di anni 16, aveva detto molte volte che si sarebbe tolto la vita e non era mai stato creduto. Mostrò un polso graffiato a suo dire da una lametta da barba, un’altra volta i polpastrelli rossi per i postumi di un preteso avvelenamento e però sempre col sorriso sulle labbra, dunque tra l’ilarità generale. Eccolo infine giungere a scuola la mattina di 13 marzo, Liceo Classico Coluccio Salutati di Montecatini, classe II C, indossa un bomber nero, parcheggia lo scooter, dice di no a due amici che lo invitano a marinare per evitare l’interrogazione di latino, entra a scuola e assiste alla commemorazione dei due fratelli Volpato, già allievi del Liceo e morti nel ’77 per un incidente durante un’escursione in montagna, s’attarda poi in classe con altri quattro compagni mentre tutti gli altri vanno in palestra a fare ginnastica, estrae dallo zaino una scatola blu, la poggia su un banco, la scoperchia, tira fuori una Smith & Wesson modello Arminius calibro 22 a tamburo, mette una mano in tasca, eccogli due pallottole fra le dita, ne infila una nel tamburo, poggia la pistola sullo zigomo e mentre gli altri sono già sulla porta ridendo dicendo dài che comincia l’ora, conta fino a tre e poi fa partire il colpo (in coma 24 ore prima di spirare; la sera venne trovata una cassetta registrata due giorni prima, nella quale era annunciata con un minuto e mezzo di eloquio assai tranquillo la sua intenzione di andare nell’aldilà a vedere se avevano ragione i musulmani o i cattolici, chiedeva di essere cremato messo in un vasetto, quanto alle sue cose che se le dividessero gli amici. Montecatini, giovedì 13 marzo, alle 9.45 del amttino).