Enrico Deaglio, Diario n.10, L’Unit., 25 gennaio 2001
Quella mattina, verso le 9.30, il dottor Luigi Calabresi, commissario capo della Questura di Milano, uscì dalla sua abitazione in via Cherubini 6 e si diresse verso la mezzeria della strada dove era parcheggiata la sua Fiat 500 rossa
Quella mattina, verso le 9.30, il dottor Luigi Calabresi, commissario capo della Questura di Milano, uscì dalla sua abitazione in via Cherubini 6 e si diresse verso la mezzeria della strada dove era parcheggiata la sua Fiat 500 rossa. Un uomo giovane alto a volto scoperto gli arrivò alle spalle e gli sparò. Due proiettili lo colpirono, uno alla schiena e uno al capo, mentre - chinato in avanti - si apprestava ad aprire la portiera. Poi il killer riattraversò la strada e salì su una Fiat 125 blu che si allontanò nel traffico. Molti testimoni videro la scena, o parti della scena. Arrivò un’ambulanza della Croce Bianca e due lettighieri, i signori Bassi e Zamproni, caricarono il commissario che appariva in condizioni disperate. Alle 9.45 scaricarono il ferito all’ospedale San Carlo Borromeo. Qui i lettighieri, aiutati dall’infermiere Monteleone e dalla dottoressa Rosaria Crapis, di servizio al pronto soccorso, svestirono velocemente il commissario, tagliandone i vestiti insanguinati. La dottoressa tentò di intubarlo, ma proprio in quegli attimi il paziente cessò di vivere. A quel punto erano arrivate al San Carlo tante persone: funzionari e dirigenti della polizia e dei carabinieri, magistrati, il questore Allitto Bonanno. Il cadavere venne subito trasportato, per ordine del sostituto procuratore Guido Viola, all’istituto di Medicina legale dove, il giorno dopo, venne sottoposto a un esame autoptico. Nello stesso tempo, funzionari della polizia scientifica ritrovarono l’automobile ritenuta usata per l’agguato e si misero a cercare, sul luogo del delitto, tracce utili all’indagine, in particolare un proiettile, quello che aveva trapassato la schiena del commissario.