Enrico Deaglio, Diario n.10, L’Unit., 25 gennaio 2001
Seguiamo ora la storia del proiettile misterioso. Esso viene «peritato» per la prima volta ufficialmente, su incarico del sostituto procuratore Libero Riccardelli, da Salza, Cerri e De Bernardi nell’anno successivo
Seguiamo ora la storia del proiettile misterioso. Esso viene «peritato» per la prima volta ufficialmente, su incarico del sostituto procuratore Libero Riccardelli, da Salza, Cerri e De Bernardi nell’anno successivo. Il magistrato chiede ai periti di analizzare «le due pallottole rinvenute sul corpo» del commissario Calabresi (in altre parti della richiesta si dice invece «nel corpo» e di metterle in relazione con una pistola sequestrata a tale Christian Ring. Il collegio peritale (che, come abbiamo appreso, aveva già condotto esami e perizie balistiche su quel proiettile che, comunque, non venne trovato sul corpo, né nel corpo del commissario ucciso, paragonandolo con altri proiettili e almeno due pistole) ne descrive le caratteristiche e risolve seccamente il paragone con l’altro proiettile, quello estratto dal capo. Scrive infatti che quel proiettile, troppo deformato, è «inutilizzabile». Non gli viene neppure in mente, però, che i due proiettili siano stati sparati da armi diverse, né d’altra parte il magistrato glielo chiede. Nel ’74, sempre lo stesso collegio esaminerà di nuovo il proiettile, quando dell’omicidio Calabresi verrà accusato il neofascista Gianni Nardi e, di nuovo, non gli verrà chiesto di compararlo con il grosso frammento trovato nel capo dell’ucciso.