Rodolfo Di Giammarco sulla Repubblica del 25/1/2001 a pagina 47., 25 gennaio 2001
Pietro Garinei: «L’avanspettacolo era la grande arte di chi doveva vedersela ogni giorno con un pubblico capace di fischiare, di "buare"
Pietro Garinei: «L’avanspettacolo era la grande arte di chi doveva vedersela ogni giorno con un pubblico capace di fischiare, di "buare". Era l’espressione di un talento cresciuto a forza di una lunga e famelica gavetta. Ed era tutto un mondo fatto di rischi, di avventure, di critiche e di competizioni. Perché il mestiere dei comici e delle soubrette era duro come non ce lo immaginiamo neanche». «Nel 1964, io e Giovannini organizzammo al Sistina il Festival Nazionale dell’Avanspettacolo. Ogni sera erano in ballo due formazioni, e il pubblico in sala decretava il vincitore. Enzo La Torre batté Nino Lembo, Beniamino Maggio ebbe la meglio su Derio Pino, i Fratelli De Vico sconfissero Aiché Nanà e Fredo Pistoni superò Rosy Madia. Nella finalissima, a premiare Beniamino Maggio fu una splendida giuria di addetti ai lavori con incluso Totò che, pur non vedendoci bene, fece un’emozionante passerella, tenuto per il braccio da Carlo Dapporto. Fu l’ultima volta che Totò calpestò un palcoscenico». «Gli attori da avanspettacolo erano capaci di misurarsi con spettatori difficilissimi, in condizioni in cui non ci si poteva permettere di allentare mai la presa. La loro popolarità era frutto di un continuo match con sei-ottocento persone a sera, e facevano anche due o tre spettacoli al giorno, alternati alla proiezione di film».