Massimo Martinelli sul Messaggero del 25/1/2001 a pagina 12., 25 gennaio 2001
Secondo una recente sentenza della Corte Suprema di Cassazione, dare una pacca sul sedere a un’ impiegata non costituisce reato purché la pacca sia «isolata e repentina»
Secondo una recente sentenza della Corte Suprema di Cassazione, dare una pacca sul sedere a un’ impiegata non costituisce reato purché la pacca sia «isolata e repentina». Enzo Michieli, amministratore straordinario della Ussl 15 di Basso Piave (provincia di Venezia) è stato così assolto in secondo grado dall’accusa di molestie che gli era stata mossa da una sua dipendente. Lui l’aveva palpeggiata in ufficio, minacciando di stroncarle la carriera in caso di denuncia. Ad aprile del ’94 Michieli era stato condannato in primo grado a un anno e mezzo di carcere e a dodici mesi d’interdizione dai pubblici uffici, più il risarcimento dei danni all’impiegata, costituitasi parte civile. Nell’aprile scorso, in secondo grado, la Corte di Appello ha invece assolto l’amministratore dall’accusa di atti di libidine, «perché il fatto non costituisce reato», dichiarando inoltre di «non doversi procedere» per prescrizione relativamente alle minacce. La Corte Suprema è stata categorica: si è trattato solo di «un’isolata e repentina pacca sul sedere», anche se «il gesto incriminato risulta avere pur sempre una obiettiva incidenza sulla sfera della riservatezza sessuale» (per questo motivo è stato respinto il ricorso di Michieli, che aveva chiesto la più ampia formula assolutoria per non aver commesso il fatto). Esulta il regista Tinto Brass: «Non è più reato? Bellissimo. Non so se chi le riceve possa ritenerle mortificanti, ma darle è sicuramente un gesto piacevole. Soprattutto se l’intento non è libidinoso, ma ludico e giocoso».