29 gennaio 2001
Silvano Corsetti, di anni 63, sciolse del veleno in una bottiglia di Brunello di Montalcino e poi lo bevve; i carabinieri lo trovarono sul pavimento della camera da letto, a pancia in giù, una larga chiazza di sangue sotto la bocca (vicino al corpo un biglietto: «L’ultimo brindisi era di classe
Silvano Corsetti, di anni 63, sciolse del veleno in una bottiglia di Brunello di Montalcino e poi lo bevve; i carabinieri lo trovarono sul pavimento della camera da letto, a pancia in giù, una larga chiazza di sangue sotto la bocca (vicino al corpo un biglietto: «L’ultimo brindisi era di classe. L’ho centellinato bene: alla tua salute, stronza», in cucina un secondo biglietto: «Visto che l’ultima volta la tua reazione fu solo di rabbia, priva di ogni segno di umana comprensione, ti promisi che al prossimo tentativo non ti avrei partecipato la mia gioia di uscire fuori da questa ignobile situazione. Siamo debitori di un gallo ad Esculapio» frase quest’ultima pronunciata, secondo Platone, da Socrate prima di bere la cicuta; la donna chiamata in causa, di cui non venne reso noto il nome, è di anni 45, sposata e madre di due figli; aveva ricevuto quattro giorni prima una lettera dal suicida con l’indicazione tassativa di aprirla a una certa ora di un certo giorno; giunto il momento, la aprì e vi trovò le chiavi dell’appartamento di lui e un foglio su cui erano scritte parole inequivocabili. In Roma, via Alberto da Giussano 43, quartiere Prenestino, forse venerdì 28 marzo, a un’ora imprecisata).