Stefano Liviadotti, L’Espresso, n. 14, 29 gennaio 2001
In teoria dall’inizio di questo mese qualunque compagnia aerea di uno dei quindici paesi dell’Unione Europea è libera di volare dove preferisce, senza alcuna limitazione
In teoria dall’inizio di questo mese qualunque compagnia aerea di uno dei quindici paesi dell’Unione Europea è libera di volare dove preferisce, senza alcuna limitazione. In pratica, nulla cambierà: le principali compagnie di bandiera europee si guarderanno bene dal cercare il confronto diretto in casa dei concorrenti. In un mercato veramente libero quasi tutte le principali compagnie non potrebbero far altro che ridurre gli organici o saltare. Attualmente il primo problema delle compagnie europee è quello di difendere il loro mercato domestico. Delle 80 società aeree nate dopo il 1993 solo 20 sono ancora in attività. Le altre sono state travolte dalla discesa delle tariffe. Sulla piazza europea, tra il 1993 ed il 1996, il provento medio per passeggero si è ridotto di circa il 20 per cento. I big sono sopravvissuti grazie all’aumento del traffico, propiziato dalla diminuzione delle tariffe e, soprattutto, grazie ai contributi elargiti dai governi nazionali: un rapporto dell’Ocse dice che dal 1991 le sette compagnie di Stato europee hanno incassato sovvenzioni per poco meno di 17 mila miliardi di lire.