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 2001  gennaio 29 Lunedì calendario

Il cronista Orio Vergani scriveva rapido, a penna, affumicando i fogli con la sigaretta accesa. Non usò mai l’Olivetti

Il cronista Orio Vergani scriveva rapido, a penna, affumicando i fogli con la sigaretta accesa. Non usò mai l’Olivetti. I colleghi gli riconoscevano due doti: la leggerezza e la rapidità. Quando gli chiedevano un articolo, su qualsiasi argomento, faceva una sola domanda: «Quante righe?». Ne scrisse più di ventimila, in maggioranza per il "Corriere della Sera". Incontrò molti personaggi famosi. Tra loro Francesca Bertini, diva del cinema muto, poi contessa Cartier. Il giovane Vergani l’incrociò nel ’22 all’Opera di Roma. Davano la "Bohéme", in sala c’era anche Puccini, ma tutti gli occhi erano fissi su di lei. La incontrò di nuovo nel ’39, al Casinò di Venezia. Sedeva al tavolo verde e ripeteva: «Non mi riconoscete? Sono Francesca Bertini!». Di Totò scrisse: «E’ l’uomo più serio che ho avvicinato, il meno ciarliero, il più misurato nella parola e nel gesto... non fa ridere nemmeno un momento». Incontrò anche Eduardo De Filippo, «a lungo e a faccia a faccia». Gli sembrò «un dialogo tra amici prolungato nella notte, ed era pomeriggio. "Nelle mie commedie" - disse Eduardo - "c’è anche molta paglia"». A trent’anni intervistò Peppino De Filippo: raccontò di vivere sospeso, come attore, tra la farsa e la tragedia, immergendosi tutto nell’una o nell’altra parte, perché disprezzava i comici di mezza misura. Vergani fu anche nella giuria di un lontano concorso di Miss Italia a cui partecipava tale Sofia Scicolone. A lui non fece nessuna impressione. Da Alassio, però, arrivò (a Vergani e all’impresario Remigio Paone) un telegramma-raccomandazione di Alfredo Ricordi, vecchio amico. «Andarono a parlarle, per educazione. Sofia gli sembrò "troppo alta, troppo magra, troppo poco donna"». Le consigliarono di far teatro dialettale o rivista. Sofia posò il bitter, smise di sorridere e gelidamente rispose: «O cinema o niente». I due risero.