David Nicholson Lord, Sette n.14, 1997, 29 gennaio 2001
ITALIA
Il governo ha messo al lavoro una task force di sette persone per ristrutturare il sistema idrico italiano. Gli obiettivi di questo organo, che si chiama Comitato di vigilanza delle risorse idriche, sono tre: 1) trasformare l’acqua di rubinetto in acqua buona come la maggior parte di quella cosiddetta minerale (che ha un giro d’affari di oltre 4mila miliardi l’anno); 2) adeguare i prezzi agli standard europei 3) razionalizzare e privatizzare il sistema di gestione dell’acqua potabile. Che l’acqua abbia un costo è un fatto già chiaro all’estero: in Germania un metro cubo d’acqua costa tra 6 e 7 marchi (6-7mila lire); in Francia 13-15 franchi (3.900-4.500 lire); in Inghilterra 2.500 lire; molto più delle 800 lire di Milano o delle 1.223 di Roma. Enti che gestiscono gli acquedotti in Italia: undicimila. Degli otto miliardi di metri cubi d’acqua che si immettono ogni anno nella rete italiana, ne giungono all’utenza solo seimila, con una dispersione media del 25-30 per cento (il 12 per cento a Milano, il 40 per cento a Catania). Tra la cause della dispersione, il furto. Quantità di denaro da investire nei prossimi dieci anni per portare la rete idrica alla sua massima efficienza: 60 mila miliardi. Il perfezionamento della rete idrica (con l’assunzione prevista di trentamila addetti, tramite un processo di razionalizzazione accorpamento delle competenze) ha come ricasco ovvio il crollo dei fatturati delle ditte che fabbricano acque minerali. Misura prevista di questo crollo: 50 per cento. La Regione che consuma più acqua è la Valle D’Aosta (416 litri al giorno per abitante), seguita dal Trentino (546). Quelle che ne consumano di meno Puglia (229) e Sicilia (220).