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 2001  gennaio 29 Lunedì calendario

Nel 1555 il napoletano Gian Pietro Carafa venne eletto Papa col nome di Paolo IV. Sostenitore dell’Inquisizione e fervente antisemita, il nuovo papa istituì il ghetto di Roma, un’area in cui la popolazione ebraica della città vivesse isolata, e favorì in ogni modo i suoi tre «indegni» nipoti, notoriamente dediti a vita licenziosa

Nel 1555 il napoletano Gian Pietro Carafa venne eletto Papa col nome di Paolo IV. Sostenitore dell’Inquisizione e fervente antisemita, il nuovo papa istituì il ghetto di Roma, un’area in cui la popolazione ebraica della città vivesse isolata, e favorì in ogni modo i suoi tre «indegni» nipoti, notoriamente dediti a vita licenziosa. Il primo, Giovanni, venne nominato duca di Paliano e Gonfalone della Chiesa pochi giorni dopo l’elezione del Carafa; il secondo, Antonio, divenne duca di Montebello e Capitano della guardia personale del papa; l’ultimo, Carlo, ebbe la porpora cardinalizia e divenne segretario di Stato (nonostante il suo passato di condottiero spietato e libertino). Forti della protezione papale, i tre si macchiarono di ogni sorta di abusi, fino a costringere Paolo IV a bandirli da Roma (1559). Il 28 luglio 1559 Giovanni uccise con ventisette coltellate il nipote Marcello Capece: lo sospettava (a torto) d’esser l’amante della moglie Violante. La giovane sposa venne assassinata pochi giorni dopo, il 30 agosto: «Leonardo di Cardine e Ferrante Garlonio, zio e fratello di Violante, arrivano a Gallese ed entrano negli appartamenti della duchessa per toglierle la vita. Le annunciano la morte e lei apprende la notizia senza il minimo turbamento. Vuole dapprima confessarsi e sentire la santa messa. Poi, suo fratello entra nella camera con una corda e una bacchetta di nocciolo; copre gli occhi della duchessa con un fazzoletto, le mette la corda al collo, ma siccome non va bene gliela toglie ed esce. Poco dopo rientra nella camera con un’altra corda, le accomoda di nuovo il fazzoletto sugli occhi, le rimette la corda al collo e, facendo penetrare la bacchetta nel nodo, la fa girare e la strangola» (Stendhal). Antonio si rifugiò a Napoli, Giovanni e Carlo invece tornarono a Roma, convinti che l’ira dello zio si fosse stemperata. Nel dicembre però salì al soglio pontificio Pio IV, che li fece arrestare e processare anche per l’omicidio di Violante. Vennero giustiziati il sei marzo 1561.