Panfilo Gentile, "Democrazie mafiose", Ponte alle Grazie, 1997(prima edizione 1969)., 30 gennaio 2001
Parliamo dunque della procedura oramai codificata della carriera politica, che presuppone i partiti già costituiti
Parliamo dunque della procedura oramai codificata della carriera politica, che presuppone i partiti già costituiti. Purtroppo tutti coloro che adesso vogliono far carriera, per prima cosa debbono correre a fornirsi di una tessera. Così si verifica la prima selezione a rovescio. Vengono esclusi in partenza quanti rifiutano di irreggimentarsi in un partito. Nessuno, per quanto grandi possano essere i suoi meriti personali, per quanto preziosi servizi possa prestare al Paese, può illudersi di partecipare alla vita pubblica, se ricusa di servire nei ranghi di un partito. Nelle democrazie prefasciste il collegio uninominale consentiva ad una personalità di qualche spicco di farsi largo nei limiti del proprio collegio, senza necessità di appoggiarsi ad alcun partito organizzato. Inoltre esisteva una Camera Alta, il Senato Regio, alla quale si accedeva per nomina dall’alto, ma sempre che si possedessero i requisiti stabiliti nello Statuto Albertino. Per effetto dei due dispositivi i parlamentari potevano essere reclutati con maggior saggezza e varietà di criteri. Il collegio uninominale lasciava un posto agli indipendenti e teneva conto dei meriti personali. Il Senato era un premio per gli uomini politici anziani e in possesso di una lunga esperienza fatta alla Camera dei Deputati. Oppure era una distinzione accordata a quanti, al di fuori della politica, occupavano posti eminenti nelle università, nell’esercito, nella magistratura, nella burocrazia, negli affari. Potevano così essere utilizzati elementi variamente qualificati, che invece sono oggi tagliati inesorabilmente fuori da ogni attività politica.