30 gennaio 2001
PAVONI
Claudio, di anni 49, parrucchiere. Basso, un po’ tarchiato, i capelli appena ossigenati. A Roma, dietro le baracche della Fiera del Libro, i maschi vanno qualche volta a orinare e si guardano l’un l’altro. Pavoni cercava soprattutto nordafricani. D’estate, eccolo a Capocotta, alla spiaggia dei nudisti. Suo sogno: acquistare una casa al mare e liberarsi del buco di venti metri quadri al quartiere Ostiense. Vende lo studio di via degli Aranci e va a lavorare a percentuale da Mammetti in piazza di Spagna. sicuro di farcela per via di una sua tintura speciale, molto apprezzata dalle clienti. Con i soldi ricavati dalla vendita di via dell’Arancio, compra una casa all’Idroscalo di Ostia, via Umberto Grosso 23, secondo piano, interno 7. Vede il mare dalla finestra, è felice. Dipinge le pareti di rosa, ma, prima che la tinteggiatura sia completata, si ritrova in slip e maglietta morto ammazzato sotto una finestra della sua casa tanto amata, supino e con gli occhi sbarrati, i polsi incrociati e stretti con il filo del telefono, le caviglie legate con un cavo elettrico strappato da una radiosveglia, al collo un foulard, sul capo ferite e grumi di sangue. Testa fracassata da vari colpi di portacenere, strisce rossastre dappertutto. L’assassino s’è pulito le mani con la sua canottiera e gli ha rubato quattrocentomila lire dal portafogli. Una famiglia di rumeni, che abita nel palazzo, ha sentito gridare: «Aspetta, aspetta!». Un’altra famiglia, di Testimoni di Geova, non ha sentito niente. Il fratello Fabio, di anni 48, e la madre di 86, vedova da poco, dicono che non stava volentieri con loro. Chi lo ha conosciuto racconta che si capiva la sua natura effeminata. Però era a modo (Roma, mercoledì 2 aprile 1997).
Venerdì 12 maggio 2006 è stato arrestato l’assassino Omar El Fizaoui, 31 anni, di Casablanca. Si trovava a Napoli, dove viveva di espedienti e prostituzione.