30 gennaio 2001
ZARRILLO
Livio, di anni 36, parrucchiere in casa prima e poi, dopo la proibizione di esercitare senza permesso intimatagli dai vigili urbani, venditore di cosmetici porta a porta. Casa in un villino di via Appia Pignatelli. I vicini parlano di un grande traffico notturno di uomini, alcuni dei quali con facce poco raccomandabili. Ammazzato dopo una cena con la madre, salutata a mezzanotte «perché ho un appuntamento». Alle tre del mattino la famiglia che abita sul suo stesso pianerottolo sente degli urli, è il parrucchiere che grida ”Aiuto mi stanno ammazzando”, chiamano il 113, aprono la porta, ed ecco un giovane, alto, snello, dai capelli castani lunghi fuggire con lo sguardo smarrito. Il parrucchiere è accasciato sul pianerottolo, ha ricevuto tre colpi alla schiena, di cui uno mortale che gli ha perforato il polmone. Muore prima che arrivi l’ambulanza. Le indagini non conducono a nulla, ma si parla di un uomo importante coinvolto nel delitto e viene acquisita agli atti la foto di due uomini, ripresi di spalle, che compiono un atto sessuale. I parenti, alla notizia di quello che è capitato al loro congiunto, non mostrano segni particolari di disperazione (Roma, venerdì 20 maggio 1994).