Focus, n.49, novembre 1996, 31 gennaio 2001
Il gabinetto , come oggi viene inteso (cisterna tazza e collegamenteo alla rete fognaria), ha quasi 200 anni, ed è un po’ sconcertante constatare che, nel corso di due secoli, l’unica innovazione apportata fu la cisterna di Crapper
Il gabinetto , come oggi viene inteso (cisterna tazza e collegamenteo alla rete fognaria), ha quasi 200 anni, ed è un po’ sconcertante constatare che, nel corso di due secoli, l’unica innovazione apportata fu la cisterna di Crapper. La tazza di ceramica, centro del servizio igienico, è sempre la stessa mentre nello stesso arco di tempo tanti altri oggetti si sono evoluti fino a essere irriconoscibili: per esempio la bicicletta, un tempo trespolo di legno a ruote, spinto dai piedi del passeggero, e oggi mezzo di locomazione ipertecnoogico, con tubi in titanio o in fibre di carbonio, ruote lenticolari e struttura aerodinamica. Come mai l’umile tazza lascia indifferenti i designer e gli scienziati dei materiali? Forse perchè questo guscio di ceramica cotta a più di mille gradi e poi vetrificata (il risultato è con la "vetrochina") va benissimo così com’è, ed è uno di quei rari oggetti non passibili di miglioramento. Qualche anno fa, un’azienda produttirice di saniari incaricò un’equipe di architetti di reinterpretare la tazza in chiave ergonomica, cioè di renderla più funzionale al suo scopo. Fu un fiasco: i water ergonomici andarono invenduti. Altri hanno cercato di realizzare tazze in materiali hi tech, ma si sono dovuti arrendere al fatto che per resistenza agli acidi, scorrevolezza e facilità di pulizia, la vecchia vetrochina è ancora imbattibile. Insomma, una mancata evoluzione giustificata dall’insuperabile eccellenza dell’oggetto. E pensare che a questo classico della vita quotidiana non si è ancora in grado di attribuire una "data di nascita" o un inventore.