Sharon Begley su la Repubblica del 31/1/2001 a pagina 31, 31 gennaio 2001
Secondo il neurologo americano Andrew Newberg, la conformazione del nostro cervello determina le esperienze religiose e spirituali: «Il cervello umano è stato geneticamente configurato per incoraggiare la fede religiosa»
Secondo il neurologo americano Andrew Newberg, la conformazione del nostro cervello determina le esperienze religiose e spirituali: «Il cervello umano è stato geneticamente configurato per incoraggiare la fede religiosa». Newberg ha collegato il cervello di un monaco tibetano alla Spect, una macchina che consente di visualizzare immagini del cervello. Quando il monaco era in meditazione, quella parte del cervello che controlla i dati sensoriali e ci dice dove finisce l’io e inizia il resto del mondo sembrava vittima di un black out: «Privata degli input sensoriali, perché l’uomo era concentrato sulla sua interiorità, questa zona non poteva svolgere il suo compito di marcare il confine tra l’io e il mondo. Il cervello non aveva scelta. Percepiva l’io come infinito, un tutt’uno con il creato. Era una sensazione del tutto reale». Anche la preghiera ha effetti sul cervello. Nelle immagini cerebrali di suore francescane in preghiera, si notava che l’area cerebrale deputata all’orientamento smetteva di funzionare. Conseguenza: le suore avevano una sensazione tangibile di unione con Dio. «L’assorbimento dell’io all’interno di qualcosa di più vasto, non deriva da una costruzione emotiva o da un pensiero pio, ma da eventi neurologici. Finché il nostro cervello avrà questa struttura, Dio non andrà via».