Gianni Pennacchi sul Giornale del 24/1/2001 a pagina 7, 24 gennaio 2001
I commessi del Parlamento sono, tra Camera e Senato, duecentosessanta. Percepiscono quindici mensilità di uno stipendio che, per i nuovi assunti sfiora i quattro milioni di lire netti al mese, mentre per i veterani arriva anche ai dieci milioni (netti)
I commessi del Parlamento sono, tra Camera e Senato, duecentosessanta. Percepiscono quindici mensilità di uno stipendio che, per i nuovi assunti sfiora i quattro milioni di lire netti al mese, mentre per i veterani arriva anche ai dieci milioni (netti). Tra i privilegi di cui godono: mutui con un tasso d’interesse dell’uno per cento; la stessa assistenza privata dei parlamentari; la possibilità di andare in pensione a cinquantacinque anni per "vecchiaia" e non per "anzianità" (che precluderebbe loro di continuare a svolgere un altro lavoro); una pensione calcolata solo sulla base dell’ultima busta paga; possibilità di essere distaccati nella sede che preferiscono. Fino agli Anni ’70, c’erano solo un funzionario e un segretario per ogni commissione; adesso ce ne sono almeno tre, a cui si aggiungono gli «interfaccia» del servizio studi del Parlamento. All’ultimo concorso gli aspiranti ai quaranta posti da commesso erano sessantamila. Alcuni funzionari hanno anche fatto carriera politica; tra questi: Maccanico, Gifuni; Manzella; Elia; Negri; Ciauro.