Limes, n.2, 1994., 1 febbraio 2001
L’Algeria, secondo stato africano e primo stato arabo per dimensioni (occupa un terzo del Sahara): soggiogata dai francesi nella prima metà dell’Ottocento attraverso una guerra durata quasi venti anni
L’Algeria, secondo stato africano e primo stato arabo per dimensioni (occupa un terzo del Sahara): soggiogata dai francesi nella prima metà dell’Ottocento attraverso una guerra durata quasi venti anni. Nei decenni successivi non solo sfruttata dai suoi conquistatori, ma sottoposta a un «genocidio culturale» (Sartre). A differenza dei suoi vicini si sbarazzò con le armi del giogo coloniale. Per otto anni ha combattuto e infine vinto una durissima guerra di liberazione, per poi ritrovarsi nelle mani di una classe politica corrotta e decisa a gestire il potere in maniera non dissimile dai francesi. Ad Algeri si è cioè sviluppata una forma di ”colonialismo interno”. Padrone assoluto dell’Algeria - dall’anno dell’indipendenza (1962) al 1989 - il Fronte di liberazione nazionale (Fnl), che ha largamente strumentalizzato l’Islam ai fini della propria legittimazione. All’opposto, il Fronte di salvezza islamico (Fis, fondato nel 1989), ha ereditato dal suo avversario il nazionalismo algerino. I capi del Fis si sono ispirati soprattutto ai Fratelli musulmani egiziani e siriani, hanno fatto proprio lo slogan la sharq la gharb (né Est né Ovest) nato dopo la rivoluzione iraniana. L’Arabia Saudita, fino alla Guerra del Golfo, è stata la fonte principale di finanziamento del Fis, contraccambiata peraltro dagli insulti di molti islamici algerini. Fra gli islamici radicali è vivo il sogno della umma (comunità), cioè l’unione dei paesi a maggioranza musulmana. I dirigenti del Fis si definiscono mujahidin, considerano incompiuta la liberazione avviata trentadue anni fa, accusano il Fnl di aver tradito la causa dei martiri di guerra (el-shuhada).