Giorgio Manganelli, Centuria, Rizzoli, 1979, 1 febbraio 2001
«Un giovane uomo si sta recando ad un appuntamento con una giovane donna, alla quale intende dire che trova inutile, dannoso, dispersivo e monotono continuare a vedersi; in realtà egli non ha mai amato la giovane donna, ma ha provato per lei, via via, sensi di galanteria, di devozione, di ammirazione, di speranza, di perplessità, di distacco, di delusione, di irritazione; ora l’irritazione sta quietemente trapassando in una forma di blando e insultante fastidio, perché egli suppone che in qualche modo la donna non sia disposta a dimenticarlo, e teme di aver conseguito nella vita di lei una dignità che lo allarma
«Un giovane uomo si sta recando ad un appuntamento con una giovane donna, alla quale intende dire che trova inutile, dannoso, dispersivo e monotono continuare a vedersi; in realtà egli non ha mai amato la giovane donna, ma ha provato per lei, via via, sensi di galanteria, di devozione, di ammirazione, di speranza, di perplessità, di distacco, di delusione, di irritazione; ora l’irritazione sta quietemente trapassando in una forma di blando e insultante fastidio, perché egli suppone che in qualche modo la donna non sia disposta a dimenticarlo, e teme di aver conseguito nella vita di lei una dignità che lo allarma. Ripassando le serie dei sentimenti che ha provato per la giovane donna, egli riconosce di essersi talora comportato con eccessiva fragilità, e di aver sperato - sperato che cosa? Sperato che entrambi fossero diversi, e che avessero uno spazio in cui inventare una storia; ammette che parte del suo cruccio non dipende da lei, ma dal suo comportamento risibilmente fantastico e irresponsabile. Nello stesso momento la giovane donna si reca allo stesso appuntamento, avendo in animo di mettere tutto in chiaro; è una donna che ama la semplicità e la chiarezza, e pensa che le ambiguità e le imprecisioni di un rapporto che non esiste si siano protratte troppo a lungo. Ella non ha mai amato quell’uomo, ma deve riconoscere di essere stata debole; di aver chiesto il suo aiuto in modo incauto, di aver tollerato il crescere di un tacito equivoco in cui ora ella si sente ingiustamente invischiata. La donna è irritata, ma la saggezza le consiglia di essere solo ferma e calma. Ella sa che quell’uomo è un affettivo, un fantastico, capace di vedere cose che non ci sono, e di porre in esse una fede costante quanto infondata e vana; sa anche che quell’uomo ha un alto concetto di sé, ed è incline a mentire pur di non subirne umiliazioni. Per questo sarà saggia, benevola, lucida. Puntuali, il giovane uomo e la giovane donna si avvicinano al luogo dell’appuntamento: ecco, si sono visti, si fanno un segno di saluto, in cui la consuetudine tiene il posto della cordialità. Quando sono ormai a pochi metri, entrambi si fermano e si guardano, attentamente, in silenzio; ed improvvisa una furia di gioia li coglie, quando entrambi capiscono, sanno, che nessuno dei due ha mai amato l’altro»