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 2001  febbraio 01 Giovedì calendario

Perché tutti rubano nel Bel paese? Perché i consumi superflui sono diventati necessari? Perché il terziario avanzato si occupa prevalentemente di imbonimenti, cioè di furti sulla credulità altrui

Perché tutti rubano nel Bel paese? Perché i consumi superflui sono diventati necessari? Perché il terziario avanzato si occupa prevalentemente di imbonimenti, cioè di furti sulla credulità altrui. I consigli per gli acquisti altro non sono che inganno degli acquirenti. L’avvertimento falso che i primi cinquanta che telefonano potranno comprare a prezzo ridotto è soltanto una delle cento, delle mille menzogne che arrivano dalla cattedra televisiva. Perché rubare ed essere scoperti non è più una vergogna, ma un semplice incidente di percorso: hai sbagliato qualcosa, ecco tutto. Perché i mezzi di comunicazione moltiplicano i rapporti, ma anche la possibilità di furto: il sogno di tutti gli informatici è di penetrare in qualche banca dati. Perché in una società consumistica il numero dei ladri aumenta, e più aumenta più crea complicità e permissività. Perché non c’è più Dio con i suoi castighi. Perché sono morte le classi con le loro etiche: ricordiamoci il brigatista che confessa al giudice di appartenere alle Brigate rosse perché non vuole che i suoi parenti operai credano davvero che stesse rubando un’automobile. Perché i reati sul patrimonio sono stati quasi tutti declassati nella pubblica opinione, e anche nel codice borghese: furti di centinaia di miliardi non vengono puniti, l’appropriazione indebita di fatto non esiste. Perché il capitalismo moderno sancisce l’impunità dei ricchi, che possono nascondere il maltolto nei conti segreti di un sistema finanziario mondiale incontrollabile, mentre i regimi socialisti sanciscono l’impunità dei potenti. E quando i ricchi e i potenti rubano in grande gli conviene chiudere un occhio su quelli che rubano in piccolo, come è avvenuto in tutti i partiti politici. Perché se non rubi anche tu dai fastidio al tuo capo ufficio che ruba. Perché non si può dal mattino alla sera trasmettere le immagini o dare le notizie sulla cornucopia universale e poi pensare che chi può non allunghi una mano. Perché la maggioranza delle persone abita nelle città, e nelle città non esiste più controllo sociale. Perché non soltanto si crede sempre meno in Dio, ma non si crede più nelle ideologie né nelle utopie. Perché rubare è uno dei geni nazionali. Perché non si crede più nello Stato, e rubando si vuole infierire sulla parvenza spesso assurda dello Stato. Perché le mele marce e la moneta falsa cacciano quelle buone. Perché a Sodoma e Gomorra non si trova più neanche un giusto. Perché rubare ti fa sentire più intelligente del derubato: tanto che, anche se sei certo che il derubato sa di esserlo, continui, per toglierti quel gusto. Vedi il garagista Tonino, che mi fa pagare le riparazioni il doppio o il triplo del giusto, d’accordo con il meccanico che non mi manda mai una fattura: sono dei semianalfabeti, ma hanno capito che preferisco pagare che litigare. Perché un numero crescente di persone fa dei lavori stupidi come il soldato di un esercito disarmato, come l’impiegato di un’amministrazione pasticciona e inetta, come il politico di una politica insulsa: rubare è un modo di uscire dalla noia e dall’irrilevanza, di provare il brivido del furto. Perché pezzi di buona borghesia e perfino di Chiesa sono soci in affari con la malavita organizzata, e la gente lo sa. Perché gli onesti sono presi dal dubbio di essere sciocchi o comunque spaesati, diversi. Perché con la farina del diavolo si compra anche la gioventù. Perché quelli che fanno voti di povertà vivono mica male sui furti delle loro confraternite. Perché in un mondo di ladri tu sai che quel che rubi è stato rubato. Perché la nuova regola morale è: disprezza il prossimo tuo come te stesso. Perché ladri di chiara fama vanno in tv a tenere lezioni morali ai pochi onesti che restano. Perché nessuno ti taglia la mano o ti manda in galera. Perché siamo uomini. Perché si patteggia e, nel peggiore dei casi, si restituisce un quinto del maltolto. Perché rubare anche quando non si ha bisogno di rubare conferma il peccato originale, dunque il nostro biblico destino. Ma come è bella l’onestà. (Giorgio Bocca)