Sandro Ottolenghi, Panorama, n. 14 1997, 1 febbraio 2001
SUL PENSIERO LIBERTARIO
Non si tratta di concetti del tutto nuovi. Come spiega David Boaz, vicepresidente del Cato institute, il think tank per eccellenza dei libertarian, il loro pensiero «ha radici molto lontane, nel tempo e nello spazio». Considerano padre nobile del movimento, infatti, il filosofo inglese John Locke (1632-1704), che teorizzò il diritto di proprietà come diritto fondamentale dell’individuo. A Locke vanno aggiunti Bernard de Mandeville (1670-1733), che volle dimostrare che egoismo e corruzione sono la molla del progresso, e Adam Smith (1723-1790), che insegnò come la «mano invisibile» del mercato produca i miglior risultati per la collettività. Ma è nella giovane e libera America che queste idee rivoluzionarie diventarono progetto politico. Innanzitutto con le Cato’s Letters (1723), celebre pamphlet di John Trenchard e Thomas Gordon, che i coloni adottarono come breviario di autogoverno; e poi con Thomas Jefferson (1743-1826), il più antistatalista dei Padri fondatori («Il governo migliore è quello che governa meno»).