Sandro Ottolenghi, Panorama, n. 14 1997, 1 febbraio 2001
Ma nonostante l’estremismo paradossale e l’apparente eccentricità, i temi sollevati dai libertarians (libertà dei cittadini, droghe, assistenzialismo, peso della burocrazia) sono oggi al centro del cruciale dibattito sul welfare state
Ma nonostante l’estremismo paradossale e l’apparente eccentricità, i temi sollevati dai libertarians (libertà dei cittadini, droghe, assistenzialismo, peso della burocrazia) sono oggi al centro del cruciale dibattito sul welfare state. E proprio per questo esponenti dichiaratamente libertarian, pur nelle loro diverse sfumature, occupano da protagonisti la scena pubblica: dall’anarcocapitalista con venature utilitaristiche David Friedman, figlio del celebre economista Milton (l’ultimo libro di David Friedman, L’ingranaggio della libertà, sta per essere pubblicato da Liberilibri anche in Italia), all’editorialista del ”Wall street journal” Robert Bartley, tra gli ispiratori della reaganomics; dal moderato Robert Nozick, sostenitore dello ”stato minimo” e figura accademicamente rispettata perfino dagli avversari, a Walter Block che, dopo essere stato tra i più estremisti nella difesa delle libertà di comportamento, oggi si è scoperto «libertario ma non libertino nonché conservatore culturale» e quindi più vicino alle ”moral majorities”. E tracce di anarco-capitalismo si ritrovano nei dibattiti promossi dai periodici conservatori come ”Commentary” o ”TheNational Interest”, dall’American enterprise institute o dall’Heritage foundation.