Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  febbraio 01 Giovedì calendario

Ma nonostante l’estremismo paradossale e l’apparente eccentricità, i temi sollevati dai libertarians (libertà dei cittadini, droghe, assistenzialismo, peso della burocrazia) sono oggi al centro del cruciale dibattito sul welfare state

Ma nonostante l’estremismo paradossale e l’apparente eccentricità, i temi sollevati dai libertarians (libertà dei cittadini, droghe, assistenzialismo, peso della burocrazia) sono oggi al centro del cruciale dibattito sul welfare state. E proprio per questo esponenti dichiaratamente libertarian, pur nelle loro diverse sfumature, occupano da protagonisti la scena pubblica: dall’anarcocapitalista con venature utilitaristiche David Friedman, figlio del celebre economista Milton (l’ultimo libro di David Friedman, L’ingranaggio della libertà, sta per essere pubblicato da Liberilibri anche in Italia), all’editorialista del ”Wall street journal” Robert Bartley, tra gli ispiratori della reaganomics; dal moderato Robert Nozick, sostenitore dello ”stato minimo” e figura accademicamente rispettata perfino dagli avversari, a Walter Block che, dopo essere stato tra i più estremisti nella difesa delle libertà di comportamento, oggi si è scoperto «libertario ma non libertino nonché conservatore culturale» e quindi più vicino alle ”moral majorities”. E tracce di anarco-capitalismo si ritrovano nei dibattiti promossi dai periodici conservatori come ”Commentary” o ”TheNational Interest”, dall’American enterprise institute o dall’Heritage foundation.