Marco De Martino, Panorama, n. 18 1997, 2 febbraio 2001
Tanto sapere peraltro spesso non porta a nulla, come dimostra quello che in gergo viene chiamato il «paradosso del biscotto»
Tanto sapere peraltro spesso non porta a nulla, come dimostra quello che in gergo viene chiamato il «paradosso del biscotto». Grazie al quale si scopre che per anni i biscotti hanno rappresentato per i supermercati vendite sicure: bastava piazzarli nello scaffale più basso, ad altezza dei bambini, e lasciare che il loro potere di persuasione convincesse i genitori. Ma di recente è successo quello che nessuno scienziato dello shopping avrebbe mai ipotizzato: «I genitori con bambini hanno cominciato a evitare i corridoi dei biscotti» spiega Paco Underhill, al quale si deve la scoperta. Che lui espone con un corollario teorico: «Ormai non c’è niente che possa manipolare i consumatori». Secondo Underhill, nessuna azienda può realmente convincere a fare acquisti, perché troppi sono i cambiamenti sociali in atto: «C’è l’invecchiamento della popolazione che rende chi fa shopping sempre accorto. C’è il crescente potere d’acquisto delle donne. E poi c’è il gap biologico determinato dal nostro stare a contatto con le nuove tecnologie: sta cambiando il nostro modo di osservare».